Mancano 6 giorni all’inizio del Festival di Sanremo 2024 e, oltre al caso mediatico scoppiato su Jannik Sinner e il rifiuto ad essere ospite, adesso anche Geolier è stato “attaccato” a causa del testo del suo brano in gara “I p’ me, tu p’ te“, definito secondo alcuni di essere un “napoletano scorretto”.
A farlo notare sono stati specialmente i puristi della lingua napoletana, come Maurizio De Giovanni e Angelo Forgione.
“È una lingua antica e bellissima, con la quale sono stati scritti capolavori immensi. È un patrimonio comune, ha un suono meraviglioso, unisce il maschile e il femminile come fa l’amore. Non merita questo strazio. PS. Basta chiamare qualcuno e farsi aiutare. Un po’ di umiltà”, dice Maurizio De Giovanni, autore anche dei Bastardi di Pizzofalcone. “Non c’è alcun giudizio sull’artista, il suo valore musicale e il suo successo che per altro gli auguro con tutto il cuore”, sottolinea.
Poi afferma Angelo Forgione:
“Vocali sparite, totale assenza di raddoppio fonosintattico delle consonanti, segni di elisione inesistenti, o inventati dove non ci vogliono (vedi il titolo). Una lingua perfetta per il rap e non solo, ma il Napoletano, non questo scempio. E chi non prova imbarazzo è complice dell’offesa dell’alta dignità dell’unico sistema linguistico locale d’Italia di respiro internazionale, proiettato sull’orizzonte artistico globale proprio attraverso la canzone”. Anche lui poi specifica: “Il post non attacca Geolier né la sua canzone (inedita) ma analizza una questione linguistica“.