Marianna Mammone, in arte Big Mama, 23 anni, sarà in gara al Festival di Sanremo con la canzone “La rabbia non ti basta“. Intervistata direttamente nella città di Sanremo dove si stanno svolgendo le prove del Festival all’Ariston, mentre tutto il paese si sta trasformando e preparando all’evento, ha raccontato un po’ la sua storia, il suo passato difficile e qualcosa sulla sua nuova canzone in gara.
“Questo pezzo è nato dall’esigenza di dare delle spiegazioni, e porgere perfino delle scuse, alla Marianna bambina. Un’esigenza così impellente che in tre-quattro ore di lavoro era già finito, o quasi. Si porta dentro un messaggio universale, perché tutti siamo stati adolescenti, abbiamo avuto dei problemi e abbiamo rischiato di perderci. A Roma, durante le prime prove musicali con l’orchestra, quando sono entrati i violini penso di aver versato tutte le mie lacrime. Dopo l’annuncio di Amadeus, sui social alcuni fan si sono ribellati all’idea di rivedermi all’Ariston e quelle critiche hanno scatenato dubbi. Ma ascoltare il suono degli archi nella mia canzone, mi ha fatto capire che quello è il posto mio”.
Ha raccontato poi di come è passata dall’amare canzoni pop a dedicarsi al rap:
“Quando mio fratello mi ha portato al Festival di Giffoni, dove si esibivano Salmo, Ensi e Clementino, tornata a casa, ho preso le foto degli amati One Direction e le ho buttate nel cestino. Ma al karaoke ho continuato a cantare le canzoni della Mannoia, di Noemi e di Annalisa“.
Il trasferimento da Avellino, suo paese di origine, a Milano, dove è cambiato tutto:
“Oggi abito a Milano. Mi spiace per la mia famiglia, i miei cari, per le mie radici che sono a San Michele di Serino. Sono sicura, però, che, se non l’avessi fatto, non sarei arrivata dove sono adesso. Giù tante cose è difficile farle, specie per una persona particolare come penso di essere io. Perché al tempo, ad Avellino, le carte in regola nel gioco della musica erano diverse da quelle di oggi. Ricordo ancora il discografico che mi disse: se non dimagrisci, non potrai fare la cantante. Non ero conforme allo standard sociale e ho deciso di scappare altrove”.
Il primo brano, “Charlotte“, scritto a 13 anni dopo che alcuni suoi coetanei, bullizzandola, le hanno lanciato delle pietre addosso a causa del suo aspetto:
“La profondità di quel pezzo è qualcosa di veramente disarmante. Sfido chiunque a trovare un tredicenne capace di scrivere testi come quello, parlando di autolesionismo e suicidio. Purtroppo, la mia mente allora era così, faceva dei bruttissimi viaggi perché vivevo in un bruttissimo mondo. È stata la prima volta che mi sono resa conto di quanto potessi fermare la mia rabbia su un foglio invece di scagliarla addosso agli altri come quei sassi”.
Poi racconta la sua adolescenza e il fatto di essere costantamente bullizzata:
“Non ricordo un solo giorno della mia adolescenza in cui non sono stata bullizzata da qualcuno. E non solo verbalmente. Atteggiamenti che rimbombavano nella mia testa spingendomi a rispondere all’odio con odio. E odiando innanzitutto me stessa, perché avevo iniziato a giudicarmi in base al giudizio degli altri. C’è voluto del tempo per capire che, se ti ami poco, pure gli altri ti ameranno poco“. E sul fatto di non essersi mai confrontata su questa situazione con la sua famiglia, dice: “Non ho mai parlato di bullismo con i miei genitori perché non li vivevo come amici capaci di comprendermi, ma nel tempo il legame è divenuto fortissimo, pure per quel che riguarda l’accettazione della mia sessualità. Ecco perché ai concerti li fotografo con le bandiere del pride e poi posto quegli scatti sui social: per far capire ai ragazzi che coi genitori bisogna parlare”.
Quattro anni fa, inoltre, la scoperta di avere un tumore del sangue, e come questa esperienza la segnò:
“All’inizio mi sono chiesta, come tutti: perché proprio a me? Poi, quando ho iniziato a stare male e di conseguenza a far star male la mia famiglia, mi sono resa conto che dovevo cambiare atteggiamento. Ho affrontato dodici cicli di chemio, ma ora mi sento come nuova. E i capelli corti me li sono tenuti”. Questa esperienza le ha insegnato: “che la vita ti mette davanti delle difficoltà per le quali devi trovare dentro di te la forza d’animo necessaria a viverle e possibilmente superarle. Se sono sopravvissuta lo devo al 90% alla chemioterapia e il restante 10% alla musica, che mi ha permesso di continuare a lavorare, ad andare in studio, e a sperare. Pure con la parrucca”.
L’anno scorso Big Mama è stata al Festival di Sanremo per duettare nella serata delle cover con Elodie, sulla note della famosa canzone “American Woman“, adesso la nuova esperienza in gara tra i big con la canzone “La rabbia non ti basta“. Conclude dicendo di commuoversi oggi “quando qualche ragazzo mi ferma per strada dicendo: vorrei diventare come te“.